L’Aquila reale (Aquila crysaetos)

                                                                                   

 

L’Aquila reale è da sempre simbolo di forza e fierezza (foto Bruno Berthemy)

Descrizione:            

L’Aquila reale (Aquila crysaetos), appartenente all’ordine degli Accipitriformi, è presente con 6 sottospecie in tutto l’emisfero nord, dall’Alaska, alla Siberia, dalla penisola Iberica al Giappone, passando per il Nord Africa e l’Asia centrale ed in tutto il continente nordamericano. In questo vastissimo areale, l’aquila grazie alla sua grande capacità d’adattamento, è diffusa negli habitat più disparati: dalle estese foreste di conifere del Nord America ed Eurasia agli altopiani semi-desertici del Messico e dell’Asia minore, nelle foreste dell’Europa centrale, dalle steppe dell’Asia centrale alle alte catene montuose sino alle colline Mediterranee.

Capo di giovane di Aquila reale con i caratteristici riflessi dorati                                         (foto Alfonso Campus)

Grazie alle sue grandi dimensioni (la femmina può oltrepassare i 240 cm di apertura alare ed un peso superiore ai 5 kg e il maschio oltre i 220 cm e il peso di 4 kg) l’Aquila reale si pone ai vertici della catene alimentare in tutti gli ambienti di diffusione. Di norma le sue prede sono piccoli e medi mammiferi, con peso variabile tra 1 e 5 kg (lepri, conigli, marmotte, mustelidi, volpi, piccoli di ungulati ecc.), uccelli (galliformi, corvidi, gru, gabbiani e altri rapaci) e rettili (serpenti di medie dimensioni e tartarughe terrestri).

 

Giovane di Aquila reale con le caratteristiche chiazze bianche                                        (foto Bruno Berthemy)

La caccia viene svolta:

  • all’agguato: da un posatoio dominante controlla il territorio circostante e individuata una preda si lancia su di essa in picchiata.
  • In rastrellamento o di sorpresa: sorvola dall’alto il territorio e avvistata una preda sfrutta il terreno a bassa quota per poter avvicinarsi alla preda di sorpresa e catturarla. In questo caso la caccia viene spesso svolta in coppia con un esemplare in basso, che  stana le prede, e un altro pronto a ghermirle.

Nonostante la mole, l’Aquila reale riesce anche a catturare uccelli in volo e in alcuni casi spaventa grossi ungulati spingendoli giù da dirupi per poi nutrirsene.

La Lepre è una delle prede piu’ ricercate dall’Aquila reale                                              (foto Alfonso Campus)

La coppia di Aquile reali non mostra differenze nel colore del piumaggio.Gli adulti hanno infatti un piumaggio marrone, con sfumature scure sulle remiganti primarie e timoniere e più chiare sul resto del corpo, con dei riflessi dorati sul capo. Il giovane dell’anno mostra invece un piumaggio marrone scuro, quasi uniformemente nero, con macchie bianche più o meno estese su ali e coda. Nel volgere dei circa cinque anni occorrenti per raggiungere l’età adulta, esse si riducono con l’accrescimento e contemporaneamente si ha uno schiarimento della colorazione del piumaggio in generale e del becco. Le zampe invece si presentano sempre gialle, armate di grossi artigli neri.

Giovane dell’anno                                                                                                                           (foto Bruno Berthemy)

Durante i primi anni di vita, il giovane conduce un’esistenza erratica alla ricerca di un territorio idoneo in cui stabilirsi, a volte sostituendosi ad un esemplare nell’ambito di una coppia  o occupando un territorio nuovo e formando una nuova coppia. Il territorio totale occupato da una coppia (home range) deve garantire all’interno di esso una zona (nesting territory) dove non vi sia un disturbo diretto da parte dell’uomo e nella quale vengono costruiti i nidi, di solito tra i 2 e i 4, con estremi da 1 a 10. Il nido (nesting site) viene di solito costruito su pareti rocciose all’interno di buchi o su cenge preferibilmente coperte dall’alto. Dove le pareti rocciose scarseggiano i nidi vengono costruiti su grossi alberi. Attorno a questo territorio si estendono i territori di caccia (hunting territory), essi hanno un ruolo fondamentale riguardo all’ampiezza del territorio totale: una alta densità di prede corrisponde ad un territorio limitato, viceversa una scarsità di prede determina territori più estesi (fanno logicamente testo a parte i territori con ampia superficie boscosa). L’Aquila difende costantemente il proprio territorio di nidificazione dai conspecifici, mentre vengono tollerati nelle zone marginali che spesso si accavallano con i territori di altre coppie.

L’Aquila passa molto tempo a controllare il territorio da alti posatoi                             (foto Bruno Berthemy)

Come tutti i grandi rapaci, ha un periodo riproduttivo molto lungo che inizia con le parate nuziali e l’apporto ai nidi di nuovo materiale legnoso all’inizio dell’inverno (legni secchi di grosse proporzioni ma anche più piccoli con fogliame fresco). La deposizione di 2 uova (raramente 1 o 3) avviene tra la metà di Marzo e la fine di Aprile nello spazio di 3-4 giorni; la cova dura 42-45 giorni e viene svolta quasi esclusivamente dalla femmina con il maschio che la sostituisce per brevi periodi, utilizzati per l’alimentazione o per distendere la muscolatura. Anche la schiusa avviene in un intervallo di qualche giorno. Il pulcino o i pulcini nascono coperti da un fitto piumino bianco, dopo una quindicina di giorni iniziano a spuntare le penne remiganti e le timoniere e per avere il piumaggio completo bisogna aspettare circa 70 giorni. Anche se a volte sono 2 i pulli che nascono, nella maggior parte dei casi è solo uno a raggiungere l’involo. La causa è spesso dovuta all’aggressività del primo nato nei confronti del secondo soprattutto durante l’alimentazione. Il più grande dei pulli tenta sempre di appropriarsi delle prede portate al nido dai genitori e, quando queste sono scarse e la differenza di dimensioni tra i 2 è significativa, il minore non avrà accesso al cibo e verrà debilitato anche dalle beccate del fratello che lo porterà a morire di inedia (Cainismo). Dopo 70-75 giorni passati sul nido il giovane spicca il suo primo volo: per qualche giorno resta nei suoi pressi compiendo piccoli spostamenti, ma ben presto prenderà a seguire i genitori imitandoli nelle tecniche di volo e di caccia sino all’arrivo della nuova stagione riproduttiva, quando verrà da essi scacciato e allontanato dal territorio.

Status legale

  • Convenzione di Berna, Allegato II, quale specie rigorosamente protette (19/09/1979).
  • Direttiva comunitaria “Uccelli selvatici” (79/409/CEE del 02/04/1979).
  • Legge nazionale n.157/1992 (articolo 2).
  • Legge regionale 29 luglio 1998, n. 23, quale specie particolarmente protetta.

ART.62 della legge regionale: Tutela dei nidi e dei siti di nidificazione:

Durante la cova e l’allevamento dei piccoli nati è vietato effettuare fotografie o riprese cinematografiche non autorizzate agli uccelli selvatici inclusi nell’allegato II della Convenzione di Berna (L’assessore regionale della difesa dell’ambiente, avvalendosi dell’istituto regionale per la fauna selvatica, per motivi particolari di professione o ricerca scientifica, può autorizzare persone nominativamente indicate ad effettuare le riprese. L’autorizzazione deve specificare la durata, il luogo, le specie, la distanza minima di avvicinamento al nido, le precauzioni da adottare per minimizzare il disturbo. La mancata osservanza delle prescrizioni comporta la revoca dell’autorizzazione).

ART. 61 della legge regionale: Divieti. (Paragrafo ii):

È vietato a chiunque usare il Parapendio, Deltaplano, o veicoli similari nelle oasi di protezione faunistica e nelle zone a protezione speciale (ZPS) durante il periodo di riproduzione della fauna selvatica, in particolare delle specie incluse nell’allegato II della Convezione di Berna.

Anche gli immaturi passano molto tempo a controllare il territorio                            (foto Bruno Berthemy)

L’Aquila reale in Sardegna:

L’Aquila reale in Sardegna viene descritta in bibliografia sin dal 1776 col libro – Gli Uccelli di Sardegna – di Francesco Cetti. In questo libro il Cetti descrive bene lo juvenilis chiamato localmente Aquila nera e da lui indicata però come Aquila valeria o Aquila terza. Della reale invece ne sospettava l’esistenza ma la considerava molto rara perché non ne era mai venuto in possesso. In seguito venne accertata la sua esistenza e in trattati del diciannovesimo secolo venne considerata la più comune tra le aquile (Brooke 1873), o quantomeno abbastanza comune sull’isola (Giglioli 1890). Helmar Schenk  nel trattato – Analisi della situazione Faunistica in Sardegna – Uccelli e Mammiferi – del 1976 la riporta tra le specie parzialmente minacciate di estinzione, con una popolazione tra 25-30 coppie nidificanti. Le cause della diminuzione le imputa alle perdite dovute al regolamento di conti tra Aquile e pastori per le perdite degli armenti e agli esemplari soppressi da o per i tassidermisti per il rifornimento delle collezioni pubbliche e private. Oggi, dopo una continua persecuzione che l’aveva portata ad un ridotto numero di coppie e relegata alle zone più selvagge e disabitate, ha iniziato un lento recupero degli effettivi e una ricolonizzazione dei territori adatti, con una stima di 50-55 coppie nel 2008, grazie alla protezione legale accordata nella metà degli anni settanta e allo spopolamento delle campagne.

Una volta afferata, la preda non ha piu’ scampo                                                                     (foto Bruno Berthemy)

L’Aquila reale nel Bosano:

Nel Bosano viene identificata col nome dialettale di Abile. La sua presenza è nota almeno sino agli anni sessanta descritta molto bene da alcuni caprai del secolo passato. “S’Abile che léada sos crapittoso e s’Abilastru pésada a bolade sas peldìgiasa”: l’Aquila reale cattura i capretti e l’Aquila del Bonelli fà alzare in volo le pernici, questo mi raccontavano separatamente Antioco Porcu e Antonio Sechi, caprai nati all’inizio del secolo scorso che sin da bambini seguivano le greggi nei pascoli. Durante gli anni settanta e i primi anni ottanta si ha un vuoto di osservazioni e testimonianze, che riprendono sempre più regolarmente dalla seconda metà degli anni ottanta. Helmar Schenk, Mauro Aresu e Alberto Fozzi  nel – Libro Rosso dei Vertebrati terrestri del Marghine-Planargia – del 1995 la danno come specie rara e probabilmente nidificante. Oggi (2012) l’Aquila reale è presente con 2 coppie territoriali che le associazioni Kalarighes e L’Altra Bosa monitorano regolarmente dal 2003. I loro siti di nidificazione hanno una distanza di 13 km circa in linea d’aria, mentre i territori di caccia si sovrappongono nelle zone marginali. La loro presenza è sintomo di una buona integrità ambientale: la bassa antropizzazione del territorio e la discreta presenza di prede sono il motivo di questo ritorno. Per la loro sopravvivenza in futuro si dovrà prima di tutto valutare l’impatto che questo maestoso rapace ha sulle aziende di allevamento ovino e caprino del territorio, in modo da poter utilizzare nel minor tempo possibile i fondi regionali stanziati per il risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica. Anche il crescente impatto dovuto a varie attività turistiche dovrà essere monitorato per evitare disturbi nelle zone più sensibili. Proprio per motivi di tutela le due coppie d’Aquila verranno descritte solo come coppia A e coppia B.

Coppia A

La coppia A occupa un vasto territorio (in cui era già presente storicamente) caratterizzato da una grande diversità di habitat: pascoli, tratti di bosco, macchia evoluta e macchia costiera con all’interno canali e pareti rocciose. I nidi di questa coppia sono 6, 5 su gradini coperti e 1 in grotta. L’esposizione, come pure l’altitudine, è varia, con nidi esposti sia a nord che a sud e altitudini con differenze anche di oltre 250m. Nonostante siano 6, solo 2 sono quelli maggiormente utilizzati; essi sono dei gradini coperti con esposizione nord, nord/ovest. Questa coppia utilizza il territorio in base al periodo riproduttivo: durante la cova e l’allevamento della prole la caccia viene effettuata nei dintorni del territorio di nidificazione, ma con l’involo del giovane utilizza i territori più distanti, addestrandolo nella caccia di solito sino a tutto gennaio, per poi rientrare verso la zona dei nidi e lasciare il giovane nelle zone marginali o scacciandolo del tutto. Molto abile nella caccia, questa coppia è stata osservata con le prede più disparate: lepri e conigli (le prede più numerose), volpi, martore, gatti selvatici, piccoli di cinghiale, biacchi, uccelli come i colombacci o persino gabbiani reali. In tre occasioni abbiamo registrato la loro presenza su una carcassa di capra e in una occasione scesero sia gli adulti che il giovane, nutrendosi però separatamente. In un’altra occasione, con una quarantina di Avvoltoi grifoni già intenti a cibarsi sulla carcassa di una scrofa, la coppia di aquile A li ha allontanati energicamente e si é nutrita per oltre 50 minuti, dando la precedenza alla femmina.

Coppia B

La coppia B occupa un territorio in cui era presente l’Aquila del Bonelli forse sino alla fine degli anni settanta. Questo territorio é caratterizzato da bassi altipiani di pascoli e macchia intervallati da canali boscosi profondi e incassati e da vaste zone boschive alternate a erbai e radure che le aquile sfruttano abilmente per la caccia. I nidi sono 4, 2 sono gradini coperti e 2 grotte.  Questa coppia sino a qualche anno fa occupava anche un grosso nido su un albero, una roverella (Quercus pubescens) seccatasi e in seguito tagliata. Qui i nidi sono esposti a nord nord/ovest ma é la loro bassa altitudine ad essere inusuale: con il nido più basso tra i 50 e 60 metri sul livello del mare. Anche questa coppia rivela ottime doti venatorie e oltre ai conigli, loro preda più frequente, si registrano le catture più disparate, come volpi, piccoli di cinghiale, martore e varie specie di uccelli quali colombacci ma anche rallidi e anatidi. Qualche allevatore ci ha anche segnalato dei pasti su pecore morte.

Monitoraggio:

Il monitoraggio sulle due coppie di Aquile reali inizia ogni anno tra la fine di Febbraio e Marzo quando le aquile ristrutturano il nido e iniziano la cova. Durante la cova il monitoraggio si limita al controllo della presenza del maschio nei pressi del nido prescelto, cosa che ci indica che la femmina è in cova e quindi si minimizzano gli eventuali disturbi. Dalla fine di Aprile, con l’allevamento del pulcino, i controlli si effettuano ad intervalli di dieci giorni circa sino alla seconda/terza settimana di Luglio, periodo dell’involo del giovane. In seguito, con l’addestramento del giovane alla caccia, la presenza delle aquile viene monitorata su tutto il loro territorio. Tutti i controlli sui nidi vengono effettuati da grande distanza con l’utilizzo di cannocchiali ad ingrandimento variabile 16/45 X 60 o 80 di focale.

Andamento riproduttivo coppia A:

Anno 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Deposizione SI SI SI SI SI SI SI SI SI
Perdita  prenatale _ _ _ _ _ _ _ _ _
Perdita postnatale _ Perdita   a fine maggio _ _ _ _ _ _ _
Involo SI NO SI SI SI SI SI SI SI

Considerazioni:

La coppia A negli ultimi 9 anni ha mostrato un ottimo successo riproduttivo con 8 giovani involati e una sola perdita nel 2005 con un pullo perso alla fine del mese di Maggio, quasi sicuramente per cause naturali. Da segnalare il comportamento della femmina  che è rimasta nei pressi del nido per alcuni giorni dopo la morte del pullo.

L’Aquila usa spellare o spiumare le prede                                                                            (foto Bruno Berthemy)

Andamento riproduttivo coppia  B:

Anno

2004

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

2012

Deposizioni

SI SI SI SI SI SI NO NO

SI

Perdita prenatale

_

_ _ _ _ _ _ _

_

Perdita postnatale

_

_ _ _ _ _ _ _

_

Involo

SI

SI SI SI SI SI NO NO

SI

Considerazioni:

Nella coppia B si è registrata alla fine del 2009 la perdita della femmina. Durante il mese di Febbraio 2010 è stato però avvistato il maschio insieme ad una giovane femmina (apparentemente al secondo anno di vita) all’interno del territorio riproduttivo. Il 15 Marzo abbiamo assistito alla copula su delle creste rocciose nelle vicinanze di un nido ma non si è avuta alcuna deposizione. Anche nel 2011 c’é stata la costruzione del nido e le copule ma ancora nessuna deposizione. Sempre nel 2011 abbiamo potuto effettuare dei controlli su questa coppia con ornitologi francesi della LPO (corrispondente alla nostra Lipu) che hanno valutato in 3 anni l’età della femmina. Finalmente nel 2012 si è avuta la deposizione dell’uovo e l’involo del giovane, con la femmina al quarto anno che presentava ancora tracce del piumaggio giovanile. Sulla scomparsa della femmina territoriale non si hanno avuto notizie e alcun recupero, ma questo può rientrare nei normali cicli naturali e l’immediata sostituzione di essa da parte di un altro esemplare fa ben sperare sulla  sopravvivenza di questo splendido rapace nel territorio bosano.

A volte il posatoio scelto non è dei migliori                                                                        (foto Bruno Berthemy)

 Riproduzione 2013:

Coppia A

Durante il 2013 sul territorio di nidificazione della coppia A si sono realizzati dei lavori di ripulitura ad una pista di penetrazione agraria oramai chiusa dalla vegetazione, questa pista si sviluppa nelle immediate vicinanze del nido utilizzato negli ultimi 2 anni. La coppia d’aquile ha così utilizzato un altro nido posto a circa 700 mt in linea d’aria dalla pista. Nonostante il ciclo riproduttivo si sia avviato, con il rinnovo di materiale al nido e la deposizione, non si è avuta la schiusa e la nascita del pullo.

Esemplare immaturo di aquila reale con il piumaggio interessato da una muta irregolare su ali e coda. ( foto Alfonso Campus )

Coppia B

All’interno del territorio di nidificazione della coppia B, dall’estate del 2012 alla primavera successiva, si è effettuato il taglio d’ alberi di conifere. Questo è avvenuto all’interno di una vasta area interessata da una datata opera di rimboschimento con lo scopo di favorire la naturale ricrescita di querce presenti al di sotto delle conifere. Il lavoro è stato portato avanti con l’ausilio di grossi mezzi meccanici, camion, ruspe e trituratici. Nonostante ciò la coppia ha portato avanti la riproduzione, involando uno juvenilis maschio.

Mezzi meccanici a lavoro all’interno del territorio di riproduzione di una coppia di aquile reali. ( Foto Alfonso Campus )

Riproduzione 2014:

Coppia A

La coppia si è riprodotta con successo con l’involo di una femmina. Crescono purtroppo le segnalazioni di predazioni a danno di animali d’allevamento, soprattutto agnelli, nei riguardi di questa coppia. La predazione, o il tentativo di predazione, è da imputare, come io stesso ho rilevato, al giovane dell’anno che vede negli animali d’allevamento una preda più semplice e più numerosa dei selvatici. Le pratiche per il risarcimento del danno subito dagli allevatori, sono purtroppo complicate e di lunga durata per cui scoraggiano gli allevatori dal presentarle.

Coppia B

Anche qui si è avuto l’involo dello juvenilis, in questo caso un maschio. Probabilmente per una maggiore presenza di prede sul territorio, per questa coppia sono rare le segnalazioni di danni agli armenti.

 

Dati raccolti dalle Associazioni Kalarighes e L’Altra Bosa

Foto: Bruno Berthemy e Alfonso Campus

Testi: Alfonso Campus

Editing: Cristina Perino

 

 

 

4 risposte a L’Aquila reale (Aquila crysaetos)

  1. Lussorio Contini scrive:

    Articolo dettagliato ed interessante, sperando in una cultura di rispetto futuro per il proseguimento di nidificazione nel Bosano.
    Un plauso particolare all’associazione.

  2. SERGIO FRASCATORE scrive:

    Ho sentito alla tv : peso del nido di aquila reale 7 quintali ?????

  3. Quanto può pesare un nido di aquila reale ?

    • admin scrive:

      Buongiorno Sergio, il peso può variare molto. Se utilizzato da più generazioni di aquile può effettivamente raggiungere un peso ragguardevole visto che una coppia, che ha sempre più di un nido a disposizione, ogni anno li integra con materiale nuovo. Anche qui in Sardegna, in areali particolarmente favorevoli all’aquila, vi sono dei nidi, in piccole grotte, completamente ostruiti tanto è il materiale. Cordiali saluti

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